Tutti uniti per il Sentiero europeo E1

24 marzo 2015 di Isadora Casadonte

Sono 8000 km di sentiero e collegano il Capo Nord norvegese a Siracusa, passando per il Lazio: il tracciato dell’E1 nasce 40 anni fa, quando i movimenti escursionistici nord europei decisero di costruire un percorso che abolisse le barriere fisiche, religiose, linguistiche e culturali. Nel nostro Paese, la Federazione Italiana Escursionismo sta curando il progetto a livello nazionale, mentre a livello locale la macchina si è attivata anche grazie al volontariato.

Il tratto dell’ E1 che attraversa il Lazio passa per la Valle del Salto, vallata in provincia di Rieti incorniciata dall’Appennino Centrale, che attraeva i viaggiatori europei dell’Ottocento per la sua bellezza e per la presenza di monumenti in mura poligonali. Qui il lavoro dei volontari si è rivelato fondamentale, sia per l’apertura e la manutenzione dei sentieri, sia per l’organizzazione di gite escursionistiche che promuovessero la scoperta della valle. FederTrek – Federazione Escursionismo Ambiente, Gep – Gruppo Escursionistico della Provincia di Roma e valledelsalto.it sono le organizzazioni impegnate in questa ripida impresa.

Patrimonio paesaggistico e patrimonio culturale

Federtrek ha riscoperto gli antichi passaggi della Valle consultando le carte militari, per poi spostarsi sul campo e renderli praticabili: cesoie alla mano, i volontari si sono dedicati alla manutenzione e alla pulizia del sentiero.

Valledelsalto.it invece, come ci racconta il presidente Cesare Silvi, lavora soprattutto per capire come sia stato utilizzato questo territorio nel corso della storia e per far sì che il percorso dell’ E1 attraversi i borghi antichi e passi accanto ai resti di monumenti di epoca romana. In questo modo sarà possibile rendere fruibile non soltanto il patrimonio paesaggistico ma anche quello culturale della vallata. Tra le mete proposte c’è il monastero di S. Lorenzo in Vallibus a Marmosedio, costruito su un tratto di mura poligonali risalenti al IV-III secolo a.C.

Per chi lo sentisse nominare per la prima volta, il sistema delle mura in opera poligonale si fonda sull’uso di pietre irregolari unite tra loro a secco, pratica che si fa comunemente risalire alla popolazione degli Equi. Un’altra teoria attribuisce invece le mura poligonali ai romani, che a partire dal IV sec.a.C colonizzarono la Valle del Salto.

Superare le barriere locali

«Gestire un sentiero non costa molto in termini economici – dice Silvi – sono necessari soltanto pulizia e inserimento di pali e frecce. Ad oggi però, nella Valle del Salto manca un progetto unitario che coinvolga i 7 Comuni limitrofi, progetto che potrebbe potenziare l’escursionismo nella zona e rinvigorire con il turismo i piccoli centri, spesso abbandonati e scarsamente popolati».

L’estrema varietà di paesaggi è la caratteristica principale della Valle del Salto: «Ci sono un lago, montagne, boschi, ampie vallate come il piano dell’Aquilente e del Lago di Rascino, rocche e castelli – ci racconta Giuseppe Virzì del Gep – la vegetazione poi è molto rigogliosa, grazie alla grande ricchezza di acque. Questo fa sì che i sentieri debbano essere ripuliti ogni primavera, prima che la vegetazione li richiuda completamente». Il lavoro da fare sul tratto dell’E1 che attraversa la Valle è ancora molto: parte del sentiero, come quella che va da Accumoli a Micigliano, è definita solo sulla carta, mentre altri tratti sono stati segnati con bandierine di vernice bianco-rossa secondo le norme internazionali. «Manca invece dappertutto una vera segnaletica con pali e frecce indicanti mete e tempi di percorrenza, tabelloni con pannelli esplicativi sul percorso, indicazioni sulla storia, flora e fauna del luogo attraversato – conclude Virzì – Un sentiero diventerà evidente e proponibile solo dopo aver realizzato queste attrezzature». 

Fonte: Reti Solidali